97 bambini, donne e infermi sono arrivati a Roma attraverso un corridoio umanitario dalla Libia tramite un nuovo protocollo approvato dall’Italia insieme alla Comunità di Sant’Egidio, all’associazione Anci e alla Federazione delle Chiese Evangeliche. L’UNHCR assisterà nel loro reinsediamento e integrazione.
Di Michele Raviart
Aisha ha 30 anni e quattro figli. Il più grande ha tre anni, seguito da gemelli di due anni, mentre il più piccolo ha sei mesi. Provieniente dalla Repubblica Centrafricana, ha tentato sei volte di raggiungere l’Europa attraverso il Mare Mediterraneo dalla Libia, dove è tornata ogni volta e ha trascorso quattro anni, sopportando le condizioni estremamente difficili nei centri di detenzione per coloro che vi arrivano dopo aver attraversato il deserto. La famiglia di cinque persone è tra i 97 rifugiati – eritrei, etiopi, siriani, somali, sudanesi e sud-sudanesi – arrivati in Italia all’aeroporto di Fiumicino grazie ai corridoi umanitari.
Primo volo dalla Libia
Il loro arrivo segna il primo volo dalla Libia secondo un protocollo firmato nel dicembre 2023 dal Ministero dell’Interno e degli Affari Esteri italiano insieme all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), alla Comunità di Sant’Egidio, alla Federazione delle Chiese Evangeliche e all’Istituto Nazionale Italiano per la Salute, Migrazione e Povertà (INMP). Il protocollo prevede l’arrivo di 1.500 persone nei prossimi anni, che saranno alloggiate in strutture e con famiglie in tutta Italia. I bambini andranno a scuola mentre gli adulti frequenteranno lezioni di lingua italiana e saranno aiutati a trovare lavoro.
Un nuovo viaggio di vita
“Sono persone particolarmente vulnerabili arrivate in Libia anni fa”, ha spiegato a Vatican News Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio. “Hanno sofferto molto dai viaggi, ma anche dalla detenzione, provengono da paesi africani in grande difficoltà”, aggiunge, “sono persone che hanno davvero bisogno di aiuto e accoglienza, per trovare una via per il loro futuro e per essere curate, perché molti di loro sono malati. Saranno qui in Italia e soprattutto saranno integrati dalle comunità che li accolgono come un nuovo percorso nella vita.
L’UNHCR sottolinea i pericoli in Libia
L’UNHCR opera in Libia sotto condizioni difficili e ha assistito queste persone in difficoltà. “La Libia non è un rifugio sicuro”, sottolinea Chiara Cardoletti, rappresentante dell’UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “Sappiamo che per i rifugiati la Libia è ancora un paese molto complicato. Fino ad ora non ci sono stati molti miglioramenti. La Libia non ha firmato la Convenzione sui Rifugiati del 1951 ed è un paese dove vediamo ancora tanti incidenti anche di violenza maggiore che colpiscono donne e uomini nei centri di detenzione.” Dal 2017, quasi ottomila persone sono arrivate in Italia, Francia e Belgio tramite i vari protocolli che forniscono corridoi umanitari, offrendo uno dei pochi strumenti legali per affrontare la migrazione.