Viaggio alla scoperta di curiosità e prime edizioni del libro di Saint-Exupéry più amato da grandi e piccini
Ci sono poche parole per descrivere appieno l’aria fiabesca, intrisa di bellezza e incanto, entrando alla Morgan Library di New York: non poteva esserci dunque posto migliore per allestire una mostra sul capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry, tradotto in più di 500 lingue e venduto in 200 milioni di copie nel mondo.
“The Little Prince: Taking Flight”, esposizione aperta nella libreria newyorchese fino a febbraio, racconta storie inedite sul celebre ragazzino dai capelli d’oro e sulla vita dell’autore. Scritto in esilio durante la Seconda Guerra Mondiale, Saint-Exupéry racconta la sua esperienza da pilota, inventando un luogo fatto di solitari deserti e territori immaginifici, “il più amorevole e triste paesaggio del mondo. E’ qui dove il Piccolo Principe è apparso sulla Terra e poi scomparso. […] E’ un posto così segreto, la valle delle lacrime”.
Acquerelli inediti
La mostra propone una serie di acquerelli inediti, tra cui personaggi non presenti nel libro sui vari pianeti – come il cacciatore di farfalle – ma anche disegni e bozze incredibilmente conservati del manoscritto originale. Interessanti le piccole variazioni mai pubblicate nell’incontro del Piccolo Principe con il serpente, “più potente del dito di un re” o le similitudini tra l’incidente aereo del 1935 che fece atterrare Saint-Exupéry nel deserto libico e il miraggio del pilota nel Sahara raccontato nel libro con “la più straordinaria piccola persona mai conosciuta”.
Non solo, sono esposte le prime edizioni in inglese e francese de “Il Piccolo Principe”, pubblicate nell’aprile del 1943 dai newyorchesi Reynal e Hitchcock. I libri vennero venduti in America a due dollari, con copertine e rilegature color salmone identiche. E’ curioso come il capolavoro venga sempre associato alla Francia, quando invece Antoine de Saint-Exupéry si trasferì con la moglie Consuelo a New York nel 1940. In territorio francese, invece, la prima edizione fu pubblicata solo nel 1946 grazie a Gallimard. Il pilota-scrittore prese inoltre spunto dalla moglie per incarnare il simbolo dell’amata rosa. Un rapporto burrascoso il loro, pieno di contrasti e diverbi, esattamente come quello tra il Piccolo Principe e il fiore: “’Ma sì, ti voglio bene’, disse il fiore, ‘e tu non l’hai saputo per colpa mia. Questo non ha importanza, ma sei stato sciocco quanto me. Cerca di essere felice.’”
1968
Persino il vulcano dell’asteroide B-612 è similare a quello di El Salvador, Paese natio della moglie Consuelo. Nel 1942 lo scrittore, fresco di separazione, incontrò Sylvia Hamilton, la donna che sarà determinante per la nascita del libro, introducendolo a tutti gli intellettuali newyorchesi dell’epoca. Sarà la stessa Sylvia a conservare il manoscritto fino al 1968, anno in cui lo venderà alla Morgan Library & Museum, dopo la scomparsa di Saint-Exupéry nel luglio 1944, in volo sul suo Lockheed P-38 Lightning, ritrovato solo nel 2003 sulle coste di Marsiglia. Una fine avvolta nel mistero come quella del suo “petit bonhomme”. E noi lettori, “addomesticati” da una simile lettura, ci guadagniamo ancora oggi una speranza color del grano.