Mercoledì la seconda corte europea ha ampiamente confermato la sanzione antitrust dell’UE imposta al produttore di chip statunitense Qualcommrivedendolo leggermente al ribasso a 238,7 milioni di euro (265,5 milioni di dollari) dai 242 milioni di euro iniziali.
La Commissione Europea ha imposto la multa nel 2019, affermando che Qualcomm ha venduto i suoi chipset sottocosto tra il 2009 e il 2011, in una pratica nota come prezzi predatori, per contrastare il produttore britannico di software telefonico Icera, che ora fa parte di Nvidia Corp.
Qualcomm aveva sostenuto che i chipset in banda base 3G presi in esame rappresentavano solo lo 0,7% del mercato UMTS (Universal Mobile Telecommunications System) e quindi non era possibile escludere i rivali dal mercato dei chipset.
La Corte ha effettuato “un esame approfondito di tutti i motivi dedotti da Qualcomm, respingendoli tutti nel loro complesso, ad eccezione di un motivo relativo al calcolo dell’importo della sanzione, che ritiene parzialmente fondato”, ha affermato il Tribunale di Lussemburgo.
Qualcomm può ricorrere in cassazione alla Corte di Giustizia Ue, la più alta Corte d’Europa.
Il produttore di chip non ha risposto immediatamente alla richiesta di commento inviata da Reuters via email.
L’azienda convinse lo stesso tribunale due anni fa a respingere una multa antitrust da 997 milioni di euro inflitta nel 2018 per aver pagato miliardi di dollari ad Apple dal 2011 al 2016 per utilizzare solo i suoi chip in tutti i suoi iPhone e iPad al fine di bloccare i rivali come Intel Corp.
L’organismo di vigilanza dell’UE ha successivamente rifiutato di ricorrere in appello contro la sentenza.
Il caso è T-671/19 Qualcomm contro Commissione (Qualcomm – prezzi predatori).
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